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La vita nel '900: il fiume imbrigliato, sviluppi agricoli
In epoca fascista viene avviata una serie di politiche per la creazione di infrastrutture e per la bonifica dei territori malarici.
Oltre alle canalizzazioni dei torrenti olbiesi, si costruisce un argine sulla riva destra del Padrogiano nel tratto vicino al mare. Questo irreggimenta le acque del fiume, restringendo il delta, ora una foce tagliata fuori dal Lido del Sole. Questi lavori sono mirati a ostacolare l’interramento del porto di Olbia e a impedire lo stagnare delle acque lungo costa, in modo da eliminare l'habitat della zanzara anopheles, vettore della malaria. Nella zona dell’attuale Parco si erige una chiusa che consentiva l’irrigazione dei terreni vicini.
Altro segnale dell'intervento umano di quegli anni, traccia sul territorio vistosa seppure ormai quasi naturalizzata: l’eucalipto. Albero di origine australiana introdotto in Sardegna in quegli anni, così come in altre aree malariche, per asciugare i terreni.
Non lontano dal Padrogiano, verso l'interno, nel 1927 si inaugura lo scalo aeroportuale di Olbia-Vena Fiorita, che resterà l'unico aeroporto (e stazione meteorologica) della zona fino alla costruzione del Costa Smeralda. Segno simbolico dei cambiamenti di quegli anni: nel 1939 la città abbandona il nome medievale di Terranova e riprende quello antico di Olbia.
Importante ricordare un piccolo edificio abbandonato, al confine sud dell'argine, subito fuori dai confini del parco. Era la casa d'infanzia del protagonista del racconto autobiografico Nato all'inferno, Mario Gregu (2011). Il libro ci fornisce un quadro molto espressivo e toccante della vita in quegli anni: primi sviluppi agricoli, contadini a mezzadria, malaria, povertà e guerra. Per alcuni anni la zona del fiume diventa teatro di pesanti bombardamenti: come testimonia Gregu, gli aerei, bombardando l'aeroporto militare di Vena Fiorita e il porto, passavano proprio sulla zona del Padrogiano, che si trovava nel mezzo.
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