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Dipende dal Vento - Film di Simone Lecca

Vittorio Serra in windsurf di fronte all'Isola di Tavolara

10 giugno 2013

Nel 1987 il giovane medico Vittorio Serra intraprende quasi per gioco, un’impresa in solitaria unica nel suo genere: il periplo della Sardegna a bordo del suo windsurf.

Un’impresa al limite della sopravvivenza, in cui il confronto tra l’uomo e la natura ne fanno un caso isolato e interessante che i mass media seguono con interesse giorno per giorno.
Appassionato di sport estremi, che ha praticato a livello agonistico, accumulando numerose vittorie, non ha dimenticato l’esperienza vissuta nel 1987 e a distanza di 24 anni, ripercorrendo le emozioni vissute ma con un bagaglio di esperienze notevolmente più ricco, all’interno di un ambiente e un territorio mutati a causa del tempo trascorso e dell’evoluzione culturale, decide di ripetere la stessa avventura.

Dopo un periodo di allenamento, studio dei materiali e delle attrezzature, inaspettatamente, in una soleggiata mattinata di luglio, senza richiamare troppe attenzioni, carica il necessario per la sopravvivenza (una piccola tenda e poche provviste) sul suo windsurf e parte per questo viaggio.
Un viaggio solitario, ricco d’imprevisti, vista l’impossibilità di prevedere i luoghi d’approdo e le precise condizioni meteo, che ha come meta agognata proprio il luogo da cui è partito, attuando un percorso di circumnavigazione dell’isola.

La sfida al ragazzo di 24 anni fa è il motivo principale che spinge Vittorio ad intraprendere questo viaggio; sfida che lungo la navigazione viene dimenticata proprio in virtù degli eventi che si trova ad affrontare, mancanza totale di vento, pioggia, burrasca, due naufragi… Si trova in più occasioni
a rischiare la sua vita ed è proprio in queste circostanze che si ritrova a essere aiutato da persone incontrate durante il viaggio.
Un’avventura fatta di tanti incontri interessanti, di molteplici esperienze e scambi continui, di calorosa accoglienza e ospitalità; un momento di riflessione che offre uno spaccato dettagliato degli usi e costumi di molteplici luoghi.
Una tavola e una vela, un sacco a pelo e qualche provvista, sono gli strumenti con cui Vittorio affronta l’imprevedibilità dell’ambiente marino; una nudità che ne caratterizza lo spirito e le convinzioni.

La sfida tra Vittorio e l’ambiente, il raggiungimento dei limiti della capacità e resistenza umana e il confronto che si attua con la natura e la sua maestosità, mettono insieme quegli elementi in cui l’azione, il gesto sportivo estremo e la poeticità delle immagini dei luoghi che Vittorio attraversa, si fondono con continuità e veridicità.
La sua avventura è un susseguirsi di continue conquiste, quella di instabili materie, l’acqua e l’aria, le onde e il vento, ma anche quella degli approdi, di un rifugio conquistato a fatica tra l’asprezza della costa in contrasto con la colonizzazione delle spiagge da parte di un turismo sempre più aggressivo, da industrie e poligoni militari e poi di nuovo, poco più in là, incredibili meraviglie quasi inesplorate grazie anche alla difficoltà, se non all’impossibilità, di raggiungerle via terra.

Rilevanza primaria riveste l’aspetto psicologico e antropologico dell’impresa: l’aspetto introspettivo, prima di tutto, del protagonista che tenta l’impresa in solitario è da ritenersi obbligatoria, le sensazioni più profonde e intime che egli prova nelle diverse fasi di quest’avventura, ma anche la sua ironia, che lo motiva giorno dopo giorno, creando un contrasto tra l’immagine introspettiva del navigatore solitario e l’ironico personaggio che si rivela nel momento in cui si rivolge all’operatore video raccontando di se stesso e degli avvenimenti capitati.

“Dipende dal vento… Quando il vento finisce, ovunque io sia, mi fermo e monto la tenda!”

E ”dipende dal vento” diventa il motto di questo viaggio perché l’unico compagno di viaggio che Vittorio ha con sé è proprio il vento, un compagno difficile, alle volte benevolo, altre volte in contrasto… Solo il vento decide quando è il momento di partire e quando e dove piazzare la tenda e finalmente godere del meritato riposo.
Durante i primi giorni di navigazione la sfida è il motivo pregnante che lo spinge ad andare sempre più avanti, sempre più in fretta, naviga otto o dieci ore al giorno, dall’alba al tramonto, sembra che in pochissimi giorni possa finire il suo viaggio surclassando il ragazzo avventuroso partito 24 anni prima.
Il vento è dalla sua parte e il suo windsurf solca le onde, veloce e sicuro, qualche inconveniente col bagnino al momento dell’approdo ma tutto sembra perfetto.

Gli imprevisti devono ancora arrivare: il tempo è diventato inclemente, pioggia, vento di maestrale e onde alte fino a tre metri la fanno da padrone. Arrivato a fatica sull’isola di Tavolara, ospitato dal suo singolare Re, ormai giunto a un terzo del suo viaggio, Vittorio è costretto a rallentare, non riesce a navigare più di due o tre ore al giorno, percorrendo pochissimi km e alle volte non riuscendo nemmeno a partire…
Si è ritrovato paradossalmente prigioniero nel luogo in cui non avrebbe voluto nemmeno fermarsi: la Costa Smeralda, col suo lusso, coi suoi Yacht, le spiagge private, dove - in alcune delle quali - è riuscito a piazzare la sua tenda di fianco ai letti a baldacchino degli stabilimenti più prestigiosi.
Un’occasione unica di confronto con un mondo completamente diverso dal suo, fatto di cose semplici, avrebbe preferito ritrovarsi come capitato in altre occasioni, in una scogliera impervia ad aspettare il momento propizio per ripartire.
Il suo mezzo, la tavola a vela, in contrapposizione ai giganteschi e lussuosi mezzi a motore attrezzati di tutti i comfort a questo punto la sua ironia esplode in maniera spiccata dando spunto a numerose riflessioni.

Il maltempo sembra finito. Una mattina, all’alba, riprende il suo viaggio dall’estrema cima dell’isola, ma arrivato alle bocche di Bonifacio, accade l’imponderabile: il naufragio. Onde alte tre metri, colpiscono il windsurf, spezzano l’albero, Vittorio perde la vela in mezzo al mare e aggrappandosi alla tavola è scagliato sulla scogliera in una zona inaccessibile via terra per le automobili.

Non può chiamare nessuno per chiedere aiuto. Carica quel che gli resta del windsurf sulle sue spalle e inizia a camminare con la speranza di incontrare qualcuno. Riesce dopo alcune ore, finalmente a raggiungere alcune case campestri.
Il viaggio sembra finito, ha perso il suo mezzo, ma non si dà per vinto. Chiama una delle tante persone conosciute durante il suo viaggio che lo mette in contatto con un suo amico, proprietario di una scuola surf, una persona a lui completamente estranea, ma a conoscenza dell’impresa che si appresta a concludere, gli regala un nuovo albero e una nuova vela in modo che possa ripartire.

La mattina successiva, inaspettatamente, l’avventura continua…
Non senza problemi, superate le bocche di Bonifacio e i meravigliosi scorci panoramici che la costa nord regala, dopo alcuni giorni comincia la discesa nella costa occidentale (incontrando diversi ambienti – costa paradiso, Castelsardo…) mentre dalla parte orientale vede sorgere il sole ogni mattina, da quella occidentale sono i tramonti a regalargli momenti e panorami d’incantevole poesia.
Ma “tutto dipende dal vento” e il vento per alcuni giorni smette totalmente di soffiare. Vittorio subisce un ulteriore rallentamento e spossato dallo sforzo fisico necessario a far andare avanti la tavola a vela fino ad un punto di approdo, decide di riposare in mezzo al mare, sdraiandosi sulla tavola come su un lettino. E’ in questi momenti che capitano le cose che mai ci si può aspettare…
Notato da due turisti che viaggiano su una barca a vela, viene avvicinato e invitato a bordo per una colazione in attesa del vento; in un’altra occasione, sempre in attesa del vento, nella costa dell’argentiera (un punto isolato della zona nord occidentale, in cui ci si trova di fronte ad un suggestivo paesaggio incontaminato e non vittima di un turismo aggressivo, dove rocce argentee si stagliano a picco sul mare, creando delle piccole e meravigliose insenature), fa la conoscenza di due singolari personaggi con cui da vita ad un divertente e a tratti surreale dialogo.
Passano i giorni e prosegue lentamente il viaggio, fatto di brevi approdi in cui Vittorio si ritrova in posti sempre più particolari come lo sbarco a Tentizzos, luogo nel centro ovest della costa, la cui peculiarità è quella di dare l’impressione di un paesaggio lunare per via della morfologia rocciosa…
Superate le rovine della antica città Punico - Romana di Tharros il vento comincia a soffiare prepotentemente a suo sfavore, mettendolo in una condizione di pericolo simile a quella del primo naufragio. E’ trascinato a largo dal vento e dalla corrente ma fortunatamente avvistato dall’unica barca di pescatori che si trova nei paraggi, viene soccorso e accompagnato fino al loro porticciolo nel villaggio dei pescatori. Un’altra sventura, ma che anche in quest’occasione non ha negato di suggerire interessanti vicende.
Dopo questa sosta forzata, il viaggio riprende finalmente in maniera regolare.

Ormai il giro è quasi concluso, mancano pochi km alla chiusura del cerchio. Approdando negli ultimi desolati paesaggi della costa del sud, in alcuni dei quali è d’impatto l’immagine della trasformazione da parte dell’uomo, Vittorio con la sua immancabile ironia commenta facendo i confronti con ciò che ha visto e vissuto sulla costa opposta mentre si rade il viso davanti all’imponente panorama di una famosa raffineria costruita sul mare.
Egli è provato da quest’avventura, che è durata molto di più di quel che si aspettava, notevolmente dimagrito, la pelle è arsa dal sole, stanco, ma la sua motivazione non viene a mancare, non è più la sfida che aveva ingaggiato con il ragazzo che fu, gli eventi, le esperienze e le persone conosciute hanno trasformato la sfida in un’esperienza personale d’impareggiabile valore in cui l’uomo rapportandosi con l’ambiente, le circostanze e con la sua solitudine, ripensa a casa, ai valori, alla terra, riscoprendo le sue radici.

Vittorio Serra aveva effettuato il suo primo periplo nel 1986 impiegando 21 giorni e in condizioni meteo-marine migliori. Questa volta a dispetto delle difficoltà incontrate ci ha impiegato 20 giorni.

Per quanto concerne la Provincia Olbia Tempio in particolare, alcune delle parti principali del film si svolgono nella AMP di Tavolara-Punta Coda Cavallo, nella affollata Costa Smeralda, nel Parco Nazionale dell'Arcipelago della Maddalena e a Santa Teresa di Gallura, pertanto il territorio gallurese ha indubbiamente una posizione centrale all'interno dell'opera.

Le clip descrivono alcune tappe del viaggio lungo la Provincia Olbia Tempio,  parte importante in questo viaggio, iniziato come una sfida (da uno sportivo di “professione”), ma che inaspettatamente si è trasformata in una vera e propria impresa con tutti i canoni del romanzo d’avventura.

I racconti dei luoghi della costa gallurese visitati durante l'impresa in solitaria a bordo del windsurf da parte del protagonista, Vittorio Serra, creano un quadro d'insieme che unisce aspetti ambientali, sportivi e antropologici dell'intero territorio della Provincia.

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