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Pastori e Pirati (parte I)

Piano attorno il Parco Padrongianus

12 novembre 2014

Salite sul belvedere accanto alla chiesa dello Spirito Santo. Si trova lungo la bretella che collega Murta Maria alle borgate di Trudda e La Castagna. Sulla terrazza, una scritta in marmo del 1960, in cui si invoca la protezione divina per questa "immensa vallata". Da qui si vede bene la piana a sud di Olbia.
Il Parco del Padrongianus è in gran parte nascosto da una collinetta, ma non è lontano.
Sulla facciata della chiesetta accanto al belvedere, l'enigmatica scritta "Paloniospa 1799". Una lapide dentro la chiesa documenta un restauro del 1960 a cura di Eugenio e Franca Petrei Castelli, allora proprietari della zona circostante, ancora conosciuta tra gli anziani come Sarrài o Serrài.
In basso, dall'altro lato della strada, un vecchio cimitero campestre, con l'ingresso sormontato da una croce arrugginita, ora utilizzato come recinto per bestiame. Non lontane, le curve del Rio di La Castagna, affluente sud del Padrongianus. La chiesetta, il camposanto, poco più a nord la chiesa di San Michele Arcangelo, il castello di Pedres qualche chilometro verso l'interno... Ecco gli ultimi resti visibili dei molti insediamenti medievali, ora abbandonati, attorno alle rive del Padrongianus e dei suoi affluenti. Segni quasi cancellati di un'antica vitalità del territorio.

Cosa ha causato il declino e abbandono di quelle comunità?
Proviamo a seguire il filo degli eventi. Iniziamo con la fine del Giudicato di Gallura, ormai in mano pisana, ai primi del 1300: numerosi villaggi sono sparsi per la piana, allora parte della curatoria di Fundimonte. Nello stesso secolo inizia la conquista dell'isola da parte della corona d'Aragona. Decenni di guerra tra aragonesi e sardi, il passaggio della peste nera... Decine di paesi e villaggi sardi scompaiono dalle mappe in pochi anni. Sotto il dominio aragonese, i giudicati si dissolvono e il territorio sardo è spartito in feudi. Il giudicato gallurese è smembrato e il nome di Gallura resta solo alla parte settentrionale del territorio originario, più o meno dalla zona dell'attuale Loiri-Porto San Paolo verso nord.

Altri pericoli sono in arrivo dal mare. Nel 1553 il corsaro ottomano Dragut, che vagava per il Mediterraneo saccheggiando e devastando porti e coste, colpisce Terranova. La città ne esce semi-diroccata e abbandonata da quasi tutti. Dopo l'assalto, il podestà di Terranova recluta miliziani per fare la guardia, giorno e notte, al territorio. Tra le zone di vedetta, le rive del Padrongianus.
Nel 1572-3 il capitano di Iglesias Marco Antonio Camos circumnaviga l'isola per ordine del viceré di Sardegna, con l'obiettivo di proporre un sistema di sorveglianza munito di torri, di cui allora l'isola era quasi del tutto sguarnita.
Nella relazione redatta dal Camos appare anche il "Rio de Praduot Fanu" (sic).
In quegli anni la foce del fiume era ritenuta strategica per la protezione di un territorio per secoli soggetto a visite e scorrerie di pirati, in particolar modo provenienti dal Nord Africa. Ancora ai primi dell'800, Vittorio Angius avrebbe segnalato il toponimo Lu Tragghjettu di Li Tulchi (il guado dei turchi) alla confluenza del Rio di La Castagna col Padrongianus, presso l'attuale confine sud del Parco. Il nome può essere legato al passaggio dei "turchi", che dovevano essere ospiti frequenti della zona.

(fine prima parte)

NOTA: Per alcune prime letture sulla storia olbiese, si consiglia Olbia e il suo volto, dello storico e archeologo Dionigi Panedda (Sassari: Carlo Delfino editore, 1989) e i tre volumi di autori vari Da Olbìa ad Olbia: 2.500 anni di una città mediterranea (Sassari: Chiarella, 1996).

(Costantino Pes - ALEA Ricerca & Ambiente)

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