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Animali selvatici al Padrongianus: la donnola

La donnola

29 gennaio 2015

In visita al Parco ci si ferma a parlare a pochi passi dal Centro Servizi, lungo l’argine. Con la coda dell’occhio s’intravede una creatura minuscola, che attraversa veloce il lastricato per nascondersi tra i cespugli della riva, tra rovi e finocchio selvatico. “Un topo?” “No, una donnola”.

Attività con una scuola in visita. I bambini sono tutti sui 7-8 anni. L’operatrice, che guida i presenti alla scoperta di animali e piante della zona, mostra varie immagini. “E questo chi è?”. I bambini, in coro, unanimi: “Uno scoiattolo!” “Ma no, è una donnola!”. Tutti i bambini conoscono lo scoiattolo, un animale che non esiste in Sardegna. La donnola, invece, presenza abituale delle nostre campagne, è meno conosciuta.

Un motivo c’è. Sicuramente la nostra amica e vicina di casa non appare nei programmi televisivi per bambini, spesso di produzione statunitense, dove lo scoiattolo è comune. Inoltre, chiunque abbia visitato un parco cittadino del nord Europa, vede l’animaletto avvicinarsi fiducioso all’uomo, sgattaiolare tra gli alberi, afferrare qualche briciola tra i piedi degli avventori di un bar.

La nostra piccola, elegante donnola (Mustela nivalis, nella sottospecie boccamela, diffusa nelle zone mediterranee), invece, sta per conto proprio, non è facile scorgerla. Capita a volte di sorprenderla accanto a uno dei nostri muretti a secco. Rimane ferma qualche secondo, ci guarda, in piedi sulle due zampe posteriori, peli bianchi sul petto che spiccano sul bruno della pelliccia. Sembra tranquilla, dall’alto dei suoi venti centimetri scarsi. Il secondo successivo… Scomparsa! Magari tra gli interstizi del muro, che soprattutto se vecchio, contiene passaggi e rifugi, a noi invisibili, ma utili a donnole, biacchi, ricci e altri animali selvatici di piccola taglia. Non per altro in certe parti dell’isola è detta s’anna 'e muru.

Ha mille nomi in sardo, a seconda delle zone: buccameli, comaredda, calleddu de muru, solo per fare alcuni esempi. In gallurese è detta in genere la bèddula, termine vicino al francese belette, che potremmo rendere più o meno come “la bellina”, forse per la sua eleganza di forme e movimenti. A quest’animale si collega anche un’idea di velocità e irrequietezza, di spirito un po’ distruttivo e confusionario. Gli adulti ancora chiamano così i figli piccoli e vivaci: “È una bèddula!”. Di una persona distratta, sventata: “Capu di bèddula”.

Non gioca del tutto a favore dell’opinione locale il fatto che sia un animale carnivoro, anzi il più piccolo mammifero carnivoro d’Europa. Fiera combattente, può avere la meglio anche su conigli di taglia ben maggiore della sua. Quando si offre l’occasione, poi, si nutre anche delle nostre galline. Una volta entrata nel pollaio, magari da piccolissimi passaggi, se affamata, può uccidere, dissanguandoli, diversi pennuti.

A noi piace pensarla come ci è stata descritta da un visitatore del Padrongianus, tornato entusiasta da un’escursione estiva in kayak: lungo la riva aveva visto due donnole giocare insieme, rincorrersi e lottare, a due passi dal fiume.

(CS Costantino Pes - ALEA Ricerca & Ambiente)

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